New York e lo Strano Caso dell’Apprendista Libraia

da Viaggiare Zaino in Spalla
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Tempo fa ho letto il libro Lo strano caso dell’apprendista libraia di Deborah Meyler, ambientato a New York.  Un romanzo che è riuscito a riaccendere in me una certa combattività sopita e che mi ha trasmesso anche sentimenti contrastanti molto intensi, sia piacevoli che spiacevoli. A parte questo mi ha fatto venire anche una grande voglia di visitare New York.

Trama del libro

Esme, la protagonista, ama ogni angolo di New York e soprattutto quello che considera il suo posto speciale: La Civetta, una piccola libreria nell’Upper West Side. Si tratta di un luogo magico in cui si narra che Pynchon ami passare i pomeriggi d’inverno e che nasconda insoliti tesori, come una prima edizione del Il vecchio e il mare di Hemingway. Ed è lì che il destino decide di sorriderle, quando sulla vetrina della libreria vede appeso un cartello: cercasi libraia.

La mia recensione

Devo essere sincera, avrei più volte voluto prendere a schiaffi la protagonista, lo ammetto, ma solo perché mi rifiutavo di cedere all’empatia su Esme che, per quasi tutto il romanzo, manifesta una concezione della vita e dell’amore assai distorta, ben lontana dalla mia.

Poi ad un certo punto è successo, mi sono calata nel suo mondo fatto di fragilità e a quel punto finalmente Esme è riuscita a trovare la forza per guardare alla vita con un pizzico di speranza. Insomma, mi sono rincuorata all’ultimo capitolo. Lei ha sollevato finalmente la sua autostima e io ho deposto le mie armi e i miei pregiudizi.

Un libro che sinceramente mi ha sconvolta e ha acceso in me molti punti di riflessione, sulla natura umana e soprattutto sul mondo femminile.

La cosa che invece più di tutto mi ha affascinata è l’ambientazione nella Grande Mela, luogo che amo particolarmente. L’autrice riesce a farti entrare nell’anima pittoresca di New York attraverso i suoi personaggi e ti permette di respirare quella magia che solo Manhattan è capace di dare.

Consigliarlo? sicuramente, anche se è un libro che ancora sto cercando di assimilare.

Cosa non mi è piaciuto?

Ho trovato snervante il suo distorto modo di amare, la sua svilente sindrome di crocerossina e altre mille cose. Ma l’abilità della scrittrice nel far emergere le fragilità femminili è stato eccellente anche se ha provocato in me un grande senso di impotenza e frustrazione.

Cosa mi è piaciuto?

La descrizione di New York. Ma anche il suo viaggio dentro un mondo fatto di libri e l’amicizia tra la protagonista e i personaggi che hanno fatto parte della piccola libreria.

Una lettura che, a pensarci bene, mi ha dato tanto soprattutto a livello umano. Ho concluso questa lettura proprio nel giorno dedicato alla donna. Un caso? Io non ho mai creduto alle coincidenze.

Sylvié

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