Oggi voglio condividere con voi una bellissima esperienza che mi è successa tempo fa. Questo non è solo un racconto di oggetti vintage, polvere e libri usati ma una di quelle storie che scaldano il cuore e che ti fanno capire quanto il mondo e le persone possano essere meravigliose.
Buona lettura!
La mia passione per il vintage
Sono da sempre molto affascinata dal vecchio, dai cimeli antichi, dai ritrovamenti storici e da tutto ciò che può nascondere una storia. Durante i primi anni di permanenza in Danimarca avevo creato una mia attività legata al vintage e quindi ho partecipato spesso ai mercatini dell’usato e trovato tanti oggetti particolari. Qualcosa la tenevo per un po’, poi la rivendevo perché non ho l’abitudine di accumulare oggetti. Amo solamente “ascoltare” per un po’ le vibrazioni legate a questi oggetti, immaginando le tante vicissitudini legate ai gingilli, e infine decidere se e cosa vendere, regalare o tenere.
Un giorno ho letto l’annuncio di un tipo che apriva la casa della mamma defunta per regalare tutto ciò che c’era dentro, poiché lui doveva trasferirsi in Canada per lavoro e non poteva conservare nulla di ciò che avrebbe voluto. Inoltre, prima di partire, aveva urgenza di mettere in vendita la casa quindi era disposto a svuotarla di tutto. Una storia triste ma anche affascinante, che mi ha fatto subito scattare la scintilla.
Così, come mio solito, ho partecipato a questa Open House che si teneva in un vecchio cottage indipendente circondato da un grande giardino abbandonato a se stesso. Il figlio della padrona di casa, che mi aveva contattata per darmi tutti i dati, era stato molto gentile al telefono e anche quando ci ha accolti in casa ho sentito sin da subito una sensazione positiva su di lui e sull’ambiente. Questo è molto importante in questo lavoro, portare a casa oggetti appesantiti da vibrazioni negative non è affatto salutare. Bisogna farci “l’orecchio” per percepire subito certe sensazioni, è fondamentale.
Una casa a disposizione
Appena varcata la grande living room, sono stata avvolta da una grande energia positiva, oltre che dall’odore di vecchio e dalla sensazione di essere arrivata in una vera e propria isola del tesoro. Ero circondata da numerosi scaffali pieni di vecchi libri. Ho cominciato a spulciare, con fare indifferente, nascondendo la Moa grande eccitazione. Ero davvero emozionata, avevo una casa intera a mia disposizione.
L’unica cosa a sfavore era che non potevo portarmi via un Tir di roba, dovevo scegliere minuziosamente, poche cose ma significative. Dentro di me stavo impazzendo.
Mio marito, che mi ha accompagnata in questa “caccia al tesoro”, ormai sempre più coinvolto dalla mia passione vintage, mi ha aiutata a scegliere e sopratutto a scartare perché fosse stato per me avrei trattenuto tutto. Mentre raccattavo le cose più utili e facilmente piazzabili sui mercatini, rinunciando a molte cose troppo ingombranti e meno interessanti, ascoltavo le voci di mio marito e il padrone di casa che dialogavano in inglese, lingua che in quel periodo per me era ancora poco familiare.
Ogni tanto intervenivo, complimentandomi con il proprietario per le cose interessanti che c’erano e più stavo li, più avevo la sensazione che questa persona avesse una particolare luce che lo avvolgeva. A vederlo esteriormente sembrava uno straccione ma si capiva che era una persona “ricca” che dava poco valore ai soldi ma molto valore alla vita. Non aveva attaccamento alle cose e, poi ne ebbi conferma, aveva un cuore grande.
La rivelazione
Durante la conversazione si è instaurato tra noi tre un particolare feeling, lui era molto contento che avremmo preso noi le cose della mamma e dopo un po’ scese in cantina per portarci un vecchio libro di fiabe, di H.C. Andersen, dicendoci che era una delle poche cose a cui era legato e che non riusciva a dare via.
Dovete sapere che io ho una grande passione per lo scrittore danese Andersen e i miei occhi si sono illuminati a vedere tale gioiello. Gli ho detto che amavo particolarmente Andersen e che capivo il suo sentimento così lui ci ha raccontato che, quel libro, gli fu regalato dai genitori quando era piccolo e aveva accompagnato tutta la sua infanzia. Oltretutto era un caro ricordo di suo padre, morto ormai da anni, dopo una vacanza fatta in italia, proprio nell’isola di Sardegna.

Coincidenze?
Io e mio marito incrociammo subito i nostri sguardi, con stupore. Non potevamo credere che fosse sono una coincidenza. Subito lo informammo delle nostre origini sarde e lui, commosso e con gli occhi lucidi, ci volle raccontare tutta la storia.
Una storia incredibile
Durante il loro viaggio in Sardegna il padre era stato morso da una murena ed erano dovuti rientrare dalla vacanza prima del previsto. Dopo quel giorno il padre non si riprese, stando molto male per diverso tempo, finché alla fine morì. Un ricordo straziante, legato a una terra che hanno comunque amato tantissimo. Lo stesso padre era molto innamorato della Sardegna e dei sardi, sognava di portare li la sua famiglia e far conoscere loro tutte le bellezze di quella terra che lui considerava un paradiso.
Nel raccontare questo notai i suoi occhi lucidi e un sorriso velato nel suo volto. Dopo aver finito di raccontare la sua storia ci fu un minuto di silenzio ma per niente imbarazzante, più contemplativo direi.
Lui ad un certo punto mi guarda e mi dice che, dove sta andando, non potrà portare con sé tante cose e che deve imparare a staccarsi dagli oggetti e dai ricordi tristi, per andare avanti.
Un regalo inaspettato
Nel convincere se stesso, roteando per diverse volte il grosso volume tra le mani, ad un certo punto lui mi guarda e mi dice: <<è giunto il momento>> dice facendo un sospiro di sollievo. Poi aggiunge: << ho trovato la persona giusta che potrà custodire il mio libro>>.
Mi guarda, con uno sguardo profondo e pieno di luce che non dimenticherò mai, e porgendomi il libro mi dice che quel tesoro era per me.
Io ero profondamente commossa. L’ho preso timidamente, dicendogli che lo avrei custodito gelosamente come un tesoro prezioso. Poi gli chiesi di scrivermi una dedica, un pensiero per ricordo. Inutile dire che lo fece con grande gioia.
Aprendo il libro, subito il mio sguardo fu rapito data di edizione: 1961, in lingua originale, pubblicato a Odense, città natale di H.C. Andersen. Ebbi un brivido su tutta la schiena. Quello era veramente un tesoro.
Gratitudine e insegnamenti
Rientrando a casa il mio pensiero è stato quello di infinita gratitudine. La vita di quella famiglia, pervasa da vicissitudini tremende eppure così piena di amore, mi era stata donata con gentilezza, come affidata in custodia per poterne trarre insegnamento prezioso. Uno degli aspetti più belli di questo lavoro è proprio quello di incontrare persone incredibili, spesso particolari, altre interessanti, altre ancora illuminanti.
Ogni storia, ogni tuffo nel passato, ci aiuta a capire meglio il presente e il nostro incredibile legame con gli altri. Un intreccio di vite che si sfiorano, anche solo per un attimo, dandoci piccoli tasselli della nostra esistenza intera. Siamo legati da fili invisibili ma che possiamo percepire, se sono impariamo ad ascoltare.
Quando sono rientrata a casa, con il mio bagaglio di oggetti recuperati, ho subito sistemato alcune delle cose di cui non mi sarei più separata: una vecchia macchina da scrivere, alcuni barattoli in latta, alcuni libri dalle copertine avvizzite e il libro più bello che abbia mai avuto in mano: Le più belle fiabe di Hans Christian Andersen.
Nel sistemare quei cimeli di famiglia, legati in qualche modo a me, la mente ha cominciato a vagare, grata di essere una persona aperta a voler conoscere le persona e le loro storie ma sopratutto consapevole che gli incontri speciali, quelli tra anime, avvengono con dialoghi inspiegabili tra cuore a cuore in un linguaggio universale che va oltre ogni barriera linguistica.
Un grazie a H. per il suo grande cuore
Silvia