Dublino, il mio primo viaggio in solitaria

da Viaggiare Zaino in Spalla
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A Dublino, tanti anni fa, ho fatto il mio primo viaggio in solitaria, senza conoscere minimamente la lingua inglese.

Dublino, capitale della Repubblica d’Irlanda, è una città giovane, cosmopolita e multietnica. Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la lingua qui è decisamente di casa. L’Irlanda è infatti conosciuta per la sua ospitalità e Dublino non è da meno. La cosa che però mi aveva stupito allora fu il fatto di essermi sentita così a mio agio nonostante non avessi nessuna dimestichezza con la lingua. Comunicare con i dublinesi è più semplice di quanto si possa pensare. In un modo o nell’altro la comunicazione infrange le barriere della diversità.

Si sa, viaggiare da soli è un’opportunità che ci permette di arricchirci dentro, di metterci alla prova, di superare i nostri limiti e di crescere. Per questo motivo, tempo fa, presi coraggio e mi buttai nella mischia. Ma riguardo l’importanza di fare un viaggio in solitaria almeno una volta ne ho parlato meglio in un altro articolo. Oggi voglio invece raccontarvi della mia Dublino e di come, questa città, sia stata per me una piacevole scoperta.

Perché ho scelto Dublino

Avevo visitato l’Irlanda anni addietro con mio marito e l’avevo amata sin dal primo momento, per questo decisi di fare proprio qui la mia prima esperienza di viaggio in solitaria. Essendo giovane e inesperta, scegliere una città europea che conoscevo fu la soluzione migliore.

Volevo mettermi in gioco e avevo bisogno di superare alcune paure tra cui, appunto, il limite della barriera linguistica. Dublino anche in questo si dimostrò un’ottima soluzione.

In questa città ho sempre incontrato persone meravigliose, disponibili e gentili e, in quel viaggio in solitaria, ho sempre percepito la sensazione di sentirmi come a casa, nonostante la distanza. Scegliere un luogo già conosciuto mi ha sicuramente aiutata a fare quel primo passo verso l’ignoto che tanto mi spaventava.

Dublino è una città poco caotica, ancora percorribile a piedi e con un centro urbano concentrato in brevi distanze. A quei tempi c’era un tasso di delinquenza molto basso (non so ora) per cui fu possibile camminare serenamente per le strade a qualunque ora, senza la paura di essere aggredite per strada. Questo, per chi viaggia da sola, è un fattore importantissimo.

Dove ho alloggiato

Appena atterrai a Dublino mi recai all’ostello Jacob’s Inn, di cui potrete leggere qui la mia recensione. Lo prenotai su booking.com prima della partenza e devo dire che fu un’ottima scelta poiché mi trovai benissimo.

L’ostello Jacob’s Inn si trova in una traversa di Talbot Street, vicino alla O’Connell Street Lower, una delle vie più strategiche a nord del Liffey, vicinissimo al O’Connell Bridge. Quindi a due passi dal centro

La struttura è molto carina, moderna e giovanile. Una valida soluzione se si vuole vivere appieno l’esperienza di un viaggio zaino in spalla.

Vivere Dublino

Avendo già visitato Dublino più volte in passato, con occhi da turista, decisi questa volta di vivere la città con una prospettiva differente, quella di viaggiatrice e scrittrice. L’idea era di gustarmi a passo lento gli angoli nascosti e di osservare quelle piccole cose che spesso sfuggono al turista che ha fretta di vedere tutto in pochi giorni.

Appena arrivata, per esempio, mi fermai alla caffetteria Kylemore dietro l’angolo per una lunga sosta. Si trova tra la Talbot e O’Connell Street e servono delle ottime torte e cheesecakes. Questa antica caffetteria, oltretutto, si trova proprio là dove si erge la statua dello scrittore James Joyce, uno tra i miei autori preferiti dopo H.C. Andersen.

Avevo proprio voglia di rallentare un po’ e riflettere su ciò che mi stava attorno. Ricordo che presi il mio blocco degli appunti e cominciai a scrivere.

Ah, che senso di libertà! essere li, da sola, con la mia gustosa fetta di torta al cioccolato e una tazza fumante di tea ai frutti rossi. Il mio viaggio in solitaria era cominciato nel migliore dei modi. Nel mio quaderno annotai tante riflessioni che ancora custodisco gelosamente e fu proprio qui che comincia a scrivere le mie prime memorie di viaggiatrice, assaporando l’idea che forse un giorno, non troppo lontano, avrei potuto anche rendere pubblici i miei racconti di viaggiatrice.

Essendo il mio primo viaggio in solitaria in una grande città europea, e senza conoscere la lingua, cominciai a riflettere sulla grande sfida che stavo affrontando con me stessa. Il mio quaderno fu invaso di parole cariche di emozioni. Rimasi li, assaporando la torta, e guardando fuori dalla grande vetrata la gente che passava assorta. I loro volti, ogni sagoma, ogni sguardo, che mi narrava storie diverse di cui cominciai a fantasticare su.

Mi sentii osservatrice e narratrice, di un mondo ricco di colore, di profumi, di rumori. Poi improvvisamente successe una cosa bellissima. Cominciai a sentirmi parte di quel mondo. Immaginai per un istante di essere una dublinese, che sorseggiava il suo tea in pieno relax. Da quel momento cominciai a vivere Dublino.

Ricordo che lo stato d’animo euforico e sognante mi accompagnò per tutta la durata del viaggio e quel luogo di riflessione, con la sagoma di J.Joyce in bella vista, divenne l’icona del mio essere diventata viaggiatrice, non più turista. Quella caffetteria divenne la mia tappa quotidiana prima di ogni tour giornaliero alla scoperta della città.

Free Tour

Durante la settimana di permanenza a Dublino, l’ostello mi mise a disposizione un free tour di qualche ora, per visitare i posti più caratteristici della città. Si tratta di un tour guidato da fare liberamente in uno dei giorni da loro indicati. Anche se non amo tanto le visite guidate, in quell’occasione decisi comunque di dedicare una mattina a questa escursione. Con mia sorpresa ciò che pensavo doveva essere il classico tour-bus fu invece un bellissimo giro a piedi per gli angoli nascosti di Dublino.

La guida, che parlava rigorosamente in inglese, ci illustrò in modo molto pittoresco e appassionato la storia travagliata dell’Irlanda e della sua capitale. Il gesticolare del giovane ragazzo dai ricci color rame mi permise di ridere e capire qualcosina del discorso, nonostante la mia scarsa padronanza della lingua.

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Alla fine del tour ci portò tutti al The Old Storehouse, un tipico pub irlandese molto carino dove poter gustare dell’ottimo cibo irlandese a prezzi modici. Il piatto che assaggiai fu quello con il salmone affumicato, veramente ottimo. L’ambiente era gradevole, rigorosamente “Irish”, frequentato anche da molte donne e famiglie. Ogni pomeriggio era prevista musica tradizionale live. Mi trovai avvolta da un’atmosfera coinvolgente che mi lasciò profondamente colpita.

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Cosa vedere

Dublino sa affascinare, ad ogni angolo e in ogni momento, inaspettatamente. Anche per questo motivo, forse, é considerata una delle capitali europee più amate dai giovani di tutto il mondo.

La domenica, ad esempio, la maggior parte delle attività commerciali sono chiuse e le vie dublinesi brulicano comunque di turisti di ogni nazionalità che non si arrendono al fatto di non poter fare shopping. Dalla mattina alla sera la fiumana di gente, imperterrita, non cessa di percorrere le piccole e grosse arterie della capitale.

Quella domenica ricordo di aver evitato i luoghi troppo affollati, di interesse turistico, come il Trinity College, la cattedrale di San Patrizio, le distillerie e i musei. Mi riversai invece sulle vie pedonali, per visitare quei quartieri che avevo sempre visto di sfuggita. Da O’Connell Bridge decisi di fiancheggiare la riva sud del fiume Liffey, fino al Ha’penny Bridge, un ponte in ferro bianco molto caratteristico, dallo stile retrò e pieno di lucchetti appesi.

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Non molto distante da qui si trova il famoso Temple Bar, un’icona di Dublino. In quell’occasione mi inoltrai nelle viuzze respirando la musica, l’aria di festa e le risate che provenivano dai pub circostanti. Quando calò la notte vidi i pub prendere vita, non più solo dai turisti ma dai dublinesi. Un incredibile incontro tra genti di ogni età, sesso e cetto sociale, che ballavano e cantavano assieme davanti a una pinta scura. Nessun disordine, nessuno che dava fastidio, solo risate e canti.

La mattina successiva decisi di andare a visitare il Phoenix Park. Bellissimo e immenso, da vedere assolutamente se amate immergervi nella natura. Qui si trova anche il noto zoo che dicono sia molto grande e bello, ma che io ho evitato di vedere perché non amo gli zoo. Ricordo che riuscii a vedere solo una parte del parco, era troppo grande da fare a piedi. Decisi quindi di tornare in centro, verso le rive del Liffey, nella parte che ancora non avevo visto, a nord-est del O’Connell Bridge.

Qui continuai per la via pedonale fino alla Hawthorn Terrace e mi imbattei sulle impressionanti sculture in bronzo di Rowan Gillespie, The Famine Memorial, che rappresentano le vittime della grande carestia che colpì l’Irlanda nel 1845.

Un colpo al cuore! fu straziante vedere i volti struggenti e affossati, su corpi mal nutriti che sembrano camminare realmente come zombie.

Lasciai quel posto un poco angosciata per dirigermi verso il EPIC, l’Irish Emigration Museum, dalle inconfondibili vetrate. Arrivai fino alla banchina dove di trova, ormeggiato, il veliero della Jeanie Johnston Tall Ship. Da qui cominciai ad ammirare il panorama spettacolare. Mi spinsi fino al Samuel Beckett Bridge, uno dei ponti più moderni di Dublino.

Non so quanti km ho percorso in tutto il giorno ma la soddisfazione fu tanta. Quando decisi di tornare in ostello era già sera e, dopo un meritato riposo, conclusi la mia giornata in un pub dove cenai e ascoltai buona musica.

L’ultimo giorno a Dublino ricordo di averlo vissuto in lentezza, in pieno relax, dedicandomi a fare shopping e passeggiando per le vie pedonali, con le tipiche pianelle rosse. Entrai anche nei numerosi Dunnes Stores per comprare qualche souvenir e camminai lungo la mia strada preferita, la Graftonstreet. Percorrere questa via mi mette sempre di buon umore, con i suoi tanti artisti di strada e le sue vetrine colorate.

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Giunsi fino al famoso St. Stephen’s Green e, nonostante lo avessi visitato più volte in passato, non riuscii a resistere.

Questo parco è uno dei miei posti preferiti in assoluto. Valicai l’arco di ingresso e mi riversai tra i sentieri sterrati pieni di alberi ed aiuole fiorite. Nei prati la gente prendeva il sole. Arrivai fino a quello che considero il mio rifugio dublinese, il gazebo bianco, in legno, stile vittoriano, che si affaccia su un laghetto artificiale immerso nel verde e pieno di vita: papere, cigni e tanti altri animali acquatici.

Una cartolina. Un sogno da cui non avrei voluto risvegliarmi.

Appena fuori dal parco, nella King Street, c’è il famoso Stephen’s Green Shopping Centre, da visitare assolutamente. È un centro commerciale in stile liberty, su tre livelli, con un grande orologio centrale appeso sui colonnati, molto caratteristico nel suo genere.

Quel giorno lo visitai con lentezza, pranzai e feci un giro per i negozi. Prima di andar via mi ricordo che feci un’ultima tappa golosa, nello stand invitante di Johnnie Cupcakes, ricco di coloratissimi cupcake che erano la fine del mondo.

Tornai alla base carica di sacchetti, sperando di farceli stare in valigia. Mi riposai un pochino e aggiornai i miei appunti. Sentii la mia famiglia e mi accorsi che si era già fatta sera. Decisi di andare a cenare al Saburritos, nella Tabol Street, proprio difronte alla statua di J.Joice. Un posto che vi consiglio, dove mangiare un ottimo Burritos o un piatto veloce della tipica cucina messicana. È un take-away ma ci si può anche fermare. L’ambiente è confortevole, anche se piccolo. Lo stile è moderno, con tavoli quadrati bianchi e sedie a righe nere. Si può stare all’aperto e anche all’interno.

Tra un morso piccante e un sorso di birra per alleviare il bruciore, mi accorsi che la maggior parte dei clienti erano donne di una certa età e giovani. Mi sentii a mio agio, felice, e nonostante la bocca infuocata divorai letteralmente quel buonissimo pasto .

Passai la mia ultima notte a Dublino passeggiando per le strade piene di musica e salutando così quella città incredibile che non riesce mai a deludermi. Per questo, ogni volta che me ne vado da li, il mio è sempre un arrivederci e mai un addio.

Sylvié

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6 commenti

Alice delle meraviglie Marzo 8, 2019 - 9:29 pm

Dublino, il mio primo viaggio da moglie… Metà insolita per il viaggio di nozze, ma io l’ho amata molto e sarei disposta a tornarci anche in solitaria, anche se la mia dolce metà avrebbe da ridire, vorrebbe tornarci anche lui.

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Viaggiare Zaino in Spalla Marzo 8, 2019 - 10:45 pm

Ma daiii che coincidenza sai che anch’io c’ero stata per la prima volta proprio in viaggio di nozze

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Virginia Marzo 10, 2019 - 10:54 am

Davvero bello e completo questo post: mi hai invogliato ad andare a Dublino, anche se ci sono già stata, per rivivere la città.

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Viaggiare Zaino in Spalla Marzo 10, 2019 - 11:40 pm

Che bello mi fa davvero piacere grazie

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Esther Luglio 1, 2019 - 11:28 am

Sylvié mi hai fatto fare un viaggio indietro nel tempo. A Dublino ci ho soggiornato un mese intero . La mattina corso d’inglese pomeriggio in giro e week end alla scoperta delle scogliere.
Come dici tu Dublino ti affascina specie quando c’è il sole. Un cielo terso come recita la canzone ” cielo d’Irlanda” di Mannoia . Città ospitale e per niente severa con chi prova a parlare una lingua che continuo a trovare aspra !!!

Viaggiare da sola però non l’ho mai visto come una cosa bella , forse pechè l’ho fatto per lavoro , mentre da turista cerco condivisione 😉

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Viaggiare Zaino in Spalla Luglio 1, 2019 - 10:04 pm

Si infatti io intendevo “almeno una volta” proprio come esperienza di vita e di crescita, non necessariamente come stile di vita o di viaggio. Anche a me piace molto condividere i miei viaggi e contemporaneamente non disdico anche esperienze particolari di trekking e cammini da sola, con i miei tempi e i miei ritmi. È bello ogni tanto anche stare con sé stessi. Riguardo Dublino che bella esperienza che hai fatto e immagino che sia stata una bella occasione anche per te per vivere quelle emozioni di cui parlavo.

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