Ebbene si, anch’io sono caduta nella trappola.
Ho avuto paura
Ho pensato di non essere abbastanza brava, abbastanza bella, abbastanza magra, abbastanza carismatica, per avere una voce che meritasse di essere ascoltata.
Per un attimo ho creduto che, raccontare la mia storia, non bastasse e che per essere ascoltata bisognava anche essere vista. Ho dato potere all’idea che l’immagine fosse importante quanto la sostanza e che io, non rientrando nei canoni estetici “accettabili” di una società superficiale, non avrei mai potuto avere un grande seguito.
Ho avuto paura di espormi, di non essere capita, apprezzata e stimata.
Sono caduta nella trappola mentale di una società misogina che giustifica il successo di una donna in proporzione al suo aspetto fisico e quindi mi sono raccontata la bugia più grande…
che non potevo realizzare il mio sogno proprio perché non ero abbastanza, agli occhi degli altri.
Mi sono autosabotata
Ho lottato una vita contro quel riflesso sullo specchio, prima troppo magro, acerbo, senza forme, poi troppo grasso e prosperoso, flaccido, inguardabile, che non riconoscevo mio. Una non accettazione che è rimasta intrappolato nella parte più profonda e inaccessibile del mio essere e che è saltata fuori alla prima occasione.
Come su un quadro di Dorian Gray, negli anni avevo messo un pesante velo a quel riflesso. Mi ero concentrata totalmente sulla parte interiore, alla ricerca di quella bambina e adolescente spaventata dalle troppe cicatrici. Curare le ferite è stato un percorso tortuoso ma di crescita, che mi ha permesso di ritrovare molti frammenti di me stessa che credevo perduti per sempre.
Ma oggi ho raggiunto la consapevolezza che, per essere davvero felici, bisogna amarsi totalmente e trovare un equilibrio completo nella nostra totalità. Non si può essere veramente se stessi senza accettare, onestamente, ogni parte di sé. Anche quelle parti in ombra che non ci piacciono. E per superare la paura di esporsi è necessario partire proprio da una maggior accettazione di sé.
Come affronto la paura
L’amore per se stesse comincia anche dall’amore per quelle pieghette, quei rotolini, quelle smagliature e cicatrici, dalla pelle flaccida e da qualsiasi parte estetica che finora non avevamo accettato, perché imperfetto. Quelle che chiamiamo imperfezioni sono invece la mappa del nostro vissuto e vanno onorate.
Ho imparato ad abbracciare questo corpo così com’è, sentirlo vivo, sentirlo mio.
Quando ho capito che l’età, la forma, il peso, le cicatrici, non potevano nascondere ciò che ero allora mi sono vista e mi sono ascoltata.
Ho cominciato ad accettarmi.
Una vita in viaggio, in cammino, in crescita, senza mai arrendermi nonostante le cadute, mi hanno insegnato a spogliarmi di tutti i veli, le corazze, gli strati, i pesi. Ad accettare l’idea di non essere SOLO CORPO ma di essere ANCHE CORPO. Ora mi vedo, nella mia totalità, e sto imparando ad amarmi un po’ di più.
Solo così posso celebrare veramente l’amore per me stessa. Amare la mia vita. Abbracciare tutto di me, compreso il mio corpo. Sicuramente imperfetto, ma unico.
Ricordandomi di non essere SOLO corpo mi ricordo anche di avere una voce, una mente, dei pensieri e dei sogni che valgono, tanto quanto l’immagine e la percezione visiva che ho di me stessa.
Non voglio più sentirmi a disagio difronte alle persone, su un palco o difronte ad una telecamera, autosabotando il mio lavoro e il mio sogno più grande. Per anni quel disagio mi ha fatto rinunciare all’idea di diventare una scrittrice per paura di espormi. Superare la paura di espormi è stato fondamentale per poter raccontare la mia stria anche oltre i tasti di questo PC.
Spero che la mia testimonianza ti sia di incoraggiamento e che anche tu riesca a superare la tua paura.
Ricorda: siamo Universi meravigliosi, così come siamo.
Silvia