Cammino di Carlo Magno, le incisioni rupestri di Nadro e l’arrivo a Grevo

da Viaggiare Zaino in Spalla
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Proseguiamo sui sentieri del bellissimo Cammino di Carlo Magno, alla scoperta della Valcamonica e delle sue incisioni rupestri. La volta scorsa ci siamo lasciati durante il nostro arrivo a Nadro (che potete leggere qui).

Abbiamo spezzato questa terza tappa per poter visitare con calma la Riserva delle Incisioni Rupestri. Quindi oggi vi racconterò di questa bellissima escursione nella riserva e di come tutto acquista un fascino particolare quando si è disposti a rallentare il passo.

Diario di viaggio

16 Luglio  2019, in cammino da Nadro a Grevo

Ci svegliamo con il rumore dell’acqua che scorre, la fontana è proprio sotto la finestra della nostra stanza. Ci alziamo con calma, prepariamo il nostro bagaglio e lasciamo la foresteria di Nadro. Chiediamo la cortesia alle responsabili del museo di tenerci gli zaini, mentre facciamo la nostra escursione alla Riserva delle Incisioni Rupestri e loro accettano con gentilezza e disponibilità.

Facciamo colazione nell’unico bar presente a Nadro poi ci incamminiamo. Seguiamo le segnaletiche, chiare e presenti in tutto il percorso ad anello. Siamo immerse nel verde, da un lato il monte della Concarena che accompagna ancora i nostri passi, dall’altro il monte Pizzo Badile che ci ricorda la leggenda di cui vi ho parlato tempo fa e che potete leggere qui.

La concarena vista da Nadro
Concarena

Escursione alla riserva

Il nostro permesso di visitare l’intera riserva è convalidata dal biglietto di 3 euro che abbiamo acquistato ieri per visitare il museo di Nadro.

Per chi non volesse visitare il parco e volesse passare da qui solo per percorrere il Cammino di Carlo Magno lo può fare gratuitamente. Naturalmente, se così fosse, per correttezza non ci si dovrebbe trattenere troppo nell’ammirare le incisioni rupestri presenti lungo il percorso.

ingresso alla riserva delle incisioni rupestri di nadro
Ingresso alla Riserva

Ci mettiamo in cammino seguendo le indicazione e ci ritroviamo subito in uno spiazzo erboso in cui sono state riprodotte delle capanne e utensili che ci mostrano scene di vita primordiali. Nel campo vediamo anche dei massi, inalzati a menhir, che riportano delle incisioni.

riserva incisioni rupestri nadro capanne
Riproduzione di capanna preistorica

La freccia indica di proseguire lungo il sentiero e dopo un po’ cominciamo ad intravedere le rocce di arenaria, levigate dai ghiacciai, che si arrampicano per l’intero colle. Tutt’intorno ci sono delle passerelle in legno che ci permettono di poter vedere dal vivo uno degli spettacoli più suggestivi e affascinanti.

Le incisioni rupestri che si trovano qui sono molto chiare e di diverso genere, datate dal V millennio a.C. fino al medioevo. Facile quindi immaginare quale emozione, nel vedere dal vivo una testimonianza di vita così arcaica.

Più camminiamo e più le figure incise diventano suggestive. Mi colpiscono sopratutto le impronte di piedi, le scene di caccia, i simboli tratti dalla natura. Tra i tanti petroglifi intravedo anche il mio preferito, un simbolo che ho spesso visto raffigurato nei vari siti archeologici della mia bella Sardegna. Si tratta del capovolto e vederlo raffigurato in queste rocce mi ha subito emozionata.

Tra le figure più rappresentative scorgo anche la famosa Rosa Camuna diventata ormai il simbolo per eccellenza della Regione Lombardia. Mi ricorda tanto una farfalla, o forse un fiore, o una girandola, comunque mi fa pensare alla leggerezza e al colore. La trovo bellissima!

Le ore scorrono tranquille, è una piacevole giornata di sole e noi ce la prendiamo con calma. Viaggiare a passo lento è anche questo, poter osservare il mondo che ti circonda. E noi osserviamo tutte le rocce lungo il percorso, incuriosite e affascinate. Arriviamo poi in uno spiazzo in mezzo al bosco, attrezzato con tavoli e panche. Affianco c’è una fontana d’acqua fresca. Ci dissetiamo e decidiamo di fermarci qui per il pranzo.

Abbiamo con noi dei panini, frutta, pomodori e qualche noce. Cosa chiedere di più? La nostra pausa diventa un bellissimo momento di condivisione.  Raccontiamo storie e ridiamo come matte, la compagnia è piacevole e non avrei mai potuto sperare di meglio. Dopo aver mangiato ci riposiamo un pochino godendoci il silenzio del bosco, poi riprendiamo il cammino.

Dopo qualche chilometro raggiungiamo finalmente l’ultimo tratto di percorso guidato e scorgiamo anche la piccola grotta in cui, ci è stato detto, tempo fa fu ritrovato lo scheletro di un giovane la cui datazione risalirebbe all’età del rame. Lasciamo infine la riserva, soddisfatte per questo incredibile salto nella storia e andiamo a recuperare i nostri zaini per poterci rimettere in cammino.

La nostra destinazione è Grevo, stanotte dormiremo all’agriturismo Il Riccio.

Verso Grevo

Si è fatto piuttosto tardi, è pomeriggio inoltrato, fa caldo e a noi mancano diversi chilometri per raggiungere la prossima tappa. Decidiamo di accorciare le distanze e prendere il bus per un pezzetto, l’alternativa sarebbe rifare tutta la Riserva delle Incisioni Rupestri con lo zaino in spalla e non ci sembra il caso perché siamo già stanche dall’escursione fatta.

Lasciamo quindi Nadro e ci dirigiamo verso la frazione di Ceto, dove si trova la statale in cui passano i mezzi pubblici. Attraversiamo la ferrovia, compriamo i biglietti al tabacchino e aspettiamo. Dopo una ventina di minuti finalmente un bus. Non ci porterà molto lontano, il conducente ci ferma a Capo di Monte, vicino al passaggio a livello. Oltre i binari si trova la statale che ci porta ad una grande rotonda. Seguiamo la strada che ci hanno indicato, grazie all’aiuto di google maps, e arriviamo finalmente alla stradina che si arrampica su per la montagna.

Percorriamo la strada, tutta in salita, tornante dopo tornante. Non è stata una buona idea, ce ne rendiamo conto sin da subito, ma ora dobbiamo pensare solo ad arrivare. Intravediamo il Monastero di San Salvatore, confrontiamo il percorso sulla mappa, abbiamo fatto metà del tragitto e siamo già esauste. La salita si fa sempre più ripida, per fortuna non c’è traffico e i bordi della statale sono larghi abbastanza per riuscire a camminare tranquille. L’acqua comincia a scarseggiare, il sole è ancora alto e caldo, la fatica della salita poi non aiuta. Ci fermiamo per qualche minuto a riposare ma io comincio a maledire la nostra grande idea.

Riprendiamo a camminare ma dopo 3 km di salita il mio ginocchio cede. Non riesco a fare più un passo, nonostante abbia messo un tutore per sorreggere il ginocchio. Manca un chilometro e mezzo ma il mio corpo ha detto basta. Mi arrendo e decidiamo di chiamare il proprietario dell’agriturismo Il Riccio per farci recuperare. Gentilissimo e disponibile arriva in macchina dopo qualche minuto, portandoci finalmente alla meta.

L’agriturismo Il Riccio

Arriviamo finalmente all’agriturismo, una cascina in legno molto accogliente e immersa nel verde. Il giovane proprietario ci fa accomodare nella nostra stanza e ci da il benvenuto. Non mi sembra vero di poter finalmente mettere le gambe sotto l’acqua fresca. Decido di fare subito una doccia prima di mettere il ghiaccio al ginocchio e riposare un po. Anche Claudia si rilassa e più tardi decidiamo di fare una lavatrice e di andare a perlustrare la zona.

La proprietà è circondata dalla natura verdeggiante e il terreno è davvero enorme. C’è un pollaio, diverse arnie per il miele e un campo coltivato a ribes dove alcune ragazze straniere lavorano alla raccolta del frutto. Una di loro, irlandese, ci racconta che sta girando l’Italia tramite Workaway, una soluzione che le permette di viaggiare lavorando.

Questo genere di storie mi affascinano, adoro i giovani intraprendenti che amano viaggiare e che adottano soluzioni alternative per poter viaggiare, al di la delle comodità o delle possibilità economiche. Questo genere di esperienze fortificano, forgiano il carattere e aiutano ad accrescere il proprio spirito di adattamento e la propria autostima. Dovrebbe essere materia scolastica per tutti i giovani.

cartello cammino di carlo magno a grevo
agriturismo il riccio a grevo
stanza agriturismo il riccio a grevo
pollaio agriturismo il riccio a grevo

Il pomeriggio cala in un silenzio ovattato, smorzato solo dall’abbaiare dei tre piccoli cani festosi che abitano la proprietà. Sono dolcissimi, giocherelloni e ci conquistano subito. Io approfitto del silenzio per rilassarmi su una amaca che si trova nel terrazzo difronte alla cascina. Da là su posso ammirare il tramonto e godermi gli ultimi raggi di sole che abbracciano la vallata prima di nascondersi dietro la montagna.

Claudia è seduta su una panca in legno e chiama la sua bimba che le manca già tanto. Io lascio l’amaca e faccio qualche foto in giro, spingendomi fino al ruscello. Quando il sole cala del tutto e le ombre della sera si fanno più marcate ci dirigiamo verso la cascina e il proprietario ci invita a sederci a tavola con loro per cena.

agriturismo il riccio a grevo 2
amaca agriturismo il riccio a grevo
la cena in agriturismo il riccio a grevo

In Valcamonica anche un pasto semplice sembra avere un gusto mille volte più intenso. Sarà l’aria di montagna, sarà la genuinità dei prodotti coltivati a km0, ma quella cena la ricorderò per sempre. I ravioli, l’insalata, la carne, tutto davvero buonissimo. Ma a dare ancor più gusto alla serata è stata la condivisione di una cena tra noi, il proprietario e le due ragazze straniere. Le risate, i racconti, la voglia di comunicare oltre le barriere linguistiche. Un momento magico che ha reso davvero speciale questa tappa del nostro viaggio.

Viaggiare zaino in spalla ci permette di entrare più in sintonia con i luoghi che si visitano e con le persone del posto. Probabilmente perché uno zaino non fa turista ma viaggiatore e le persone sono più propense a condividere il loro mondo con un viaggiatore più che con un turista. Questo è ciò che rende speciale un cammino e un viaggio fatto in lentezza.

Finiamo così la nostra cena, in allegria. Ritiriamo la nostra roba stesa sul filo della veranda e ci ritiriamo in camera per prepararci per la notte. La giornata volge così al termine, domani ci aspetta un’altra bella tappa e se siete curiosi vi racconterò di come “a mali estremi, estremi rimedi”.

Buon cammino!!

Sylvié

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