In Sardegna la preparazione di frittelle, fregola, dolci e pasta fatta in casa era, in assoluto, il momento comunitario più bello. L’utensile usato in queste occasioni era Sa Scivedda
Tra i ricordi più belli del mio passato ci sono quelli trascorsi attorno ad un tavolo, ad osservare le donne della mia famiglia mentre organizzavano la preparazione di pasta fresca e dolci.
Da noi, come nella maggior parte delle case sarde, era consuetudine incontrarsi tutti assieme. Le zie si riunivano, con figli piccoli al seguito, per preparare prelibatezze in grandi quantità. L’usanza si replicava ad ogni ricorrenza importante, come ad esempio in vista di un matrimonio o per il giungere di festività.
Ogni periodo era quindi scandito da questa tradizione casereccia. A febbraio i fritti; a pasqua le pardule (dolci di ricotta); la pasta fresca ad ogni stagione; la fregola, da mangiare con i frutti di mare in estate e con i carciofi in inverno.
Il momento più festoso era in assoluto quello della preparazione di zippuasa e fatti fritti (i fritti del carnevale). Quello più intimo era dedicato alla preparazione di ciambelle e ravioli di ricotta.
Tra i miei ricordi più belli c’è il momento delle mani in pasta. Nella grossa Scivedda ricolma di uova e farina, le donne di casa amalgamavano l’impasto a mano con forza e ritmicità . Altro che impastatrice elettrica!
Le mani dentro l’impasto era uno di quei “segreti” della nonna a cui non si poteva rinunciare. Solo così si poteva capire la consistenza e “ascoltare la pasta”, trasmettendo quell’amore che faceva lievitare tutto come per magia.
Caratteristiche
La scivedda, recipiente in terracotta, era uno di quegli utensili da cucina che nelle case delle donne sarde non poteva mancava. Le diverse misure e tipologie ne attribuivano l’utilizzo: con fondo uniforme per lavorare impasti di dolci e pasta fresca; con fondo decorato per la preparazione della fregola.
Nella mia famiglia Sa Scivedda veniva usata anche da mio padre, in occasione di grandi grigliate. Ci metteva i pezzi di selvaggina cotta alla brace, adagiata su un letto di foglie di mirto fresco. Altre volte la carne veniva messa in contenitori di sughero. Probabilmente per impregnarsi meglio degli aromi rilasciati da bacche e fogliame, disposti prima della posa della carne.
Tradizione tramandata
Sa Scivedda era considerato un bene prezioso e veniva tramanda di generazione in generazione. Rappresentava l’idea di unione famigliare, di festa e di tradizioni da non perdere. Per questo motivo veniva regalata anche come dono di nozze o ereditate dalle famiglie assieme ad altri utensili tipici.
Sylvié